2006-07-20

il medaglione entra in scena

come da riassunto via mail di MdMuffa/Stedd del 2006-06-20:

Date: Thu, 20 Jul 2006 22:20:11 +0200
il racconto di Stedd a Hulga, preciso e chiaro come e più del solito.
Ci eravamo lasciati (la volta ancora precedente) più o meno al punto in cui tu, o nostra druida, tiravi capocciate da gufo alla parete della stanza circolare per cercare di uscire, insieme al mago che bersagliava la stessa parete di incantesimi e da principio mi pare anche quella testa di legno dell'elfo. Volevate fare un buco in una parete. Parete di solida roccia. 50 m sottoterra. Dettagli. Per far breve un intenso combattimento durato all'incirca uno sproposito, in un modo nell'altro i pochi sani rimasti dopo le prime scaramucce (vale a dire io e Tia, con il contributo di Ruben che cercava di infilarmi le tozze ditone all'interno dell'armatura con il millantato scopo di prendere l'oggetto maledetto che aveva in tasca il mago - che io stavo tenendo immobilizzato) pongono fine ai dibattimenti dei pazzi sciammannati con teneri colpi tutti non letali (beh, quasi tutti. Un po' dobbiamo divertirci anche noi). Stremati da un intenso combattimento tra noi stessi, passiamo il resto della giornata in panciolle, salvo scoprire (il mattino dopo, o la sera stessa, ma fa lo stesso) che i tre oggetti balossi se ne sono fuggiti lasciando nel sacco in cui li custodivamo tre loro copie in legno massello di noce, fine '700/primi dell''800, scontati del 35% per un totale di 7459 €, iva inclusa. Non solo ci siamo pestati a vicenda, ma siamo stati gabbati da tre oggetti. Non tre draghi. Non tre Efrit. Non tre orchi. Non tre coboldi. Tre oggetti. Inanimati, se si eccettua un bisbiglio libresco. Perbacco. Speriamo almeno che sia stato un demone a rubarli. Rinfrescati, sazi (meno Tia, che si ostina a non mangiare né bere) e riposati, torniamo verso la biblioteca vagamente mesti per la figuraccia. Probabilmente diamo un'occhiata alla stanza dove gli oggetti stavano originariamente e alle due laterali (Tia aveva già illegalmente sottratto la spada a Themis? Se non l'avesse ancora fatto, lo fa adesso). Ad ogni modo, nella biblioteca, sul lato lungo opposto a quello che dà verso il lago di lava, esattamente al centro, c'è una porta. E qui concludiamo la serata. Tempo per pop-corn, coca-cola e pipì. Occhio a non confondere coca-cola e pipì: è importante. Riprendiamo. Apriamo la porta: un breve corridoio conduce ad un'altra porta, anch'essa chiusa. Il corridoio è coperto da incisioni in una vagonata di lingue, meno il draconico del quale è usato l'alfabeto ma per scrivere una lingua sconosciuta. Ruben crepita felice perché ci sono delle scritte in Ignan. Sono Pazzi Questi Golem. Tutto il corridoio è magico, porta compresa. Apriamo la porta: dà su una stanza gemella di quella con i tre altari già vista, salvo il fatto che mancano le statue. Sull'altare più a destra c'è un medaglione; gli altri due sono vuoti. Vicino all'altare più a sinistra c'è un bambino biondo (pareva un particolare importante) dall'apparente età di 4 anni. Ignorando tutto il resto, ci avviciniamo al bambino che somiglia in modo sospetto a una delle figure affrescate (o a una delle statue, salvo che questo si muove e parla). Ci dice di chiamarsi Perceval (il che - guardacaso - corrisponde al personaggio di cui sopra) e che è lì che ci attende. Ci racconta varie cose, anche se è un po' reticente. Scopriamo che Barbagrigia (lo zio della ladra defunta) ha costruito il labirinto come "scherzo" per proteggere gli oggetti malvagi, che lui è rimasto lì dalla partenza di Barbagrigia per sua stessa volontà ad attendere chi avesse completato il labirinto, che Themis è morta e la sua tomba è sotto la sua statua (evvai! Qualcuno ha rubato una spada a un morto!) che gli altri tizi statuari erano suoi compagni/amici/conoscenti e insieme a loro - dei quali ora ha perso ogni traccia - ha recuperato i tre oggetti (e qui ci chiediamo: che ci faceva un bimbo in giro con paladini, draghi e compagnia cantante? Lui si lascia sfuggire un "io ogni tanto vedo le cose" o qualcosa del genere e capiamo - o forse no - perché se lo siano portato dietro), che quando i "mostri" son venuti a rubare gli oggetti lui s'è nascosto perché è bambino, mica scemo. Iniziamo a fargli leggere la lettera dello zio, ma il Master stesso pone presto fine all'inutile strazio. Ci dice anche che, ora, c'è un'uscita e che non sa dove siano gli oggetti ora. Stiamo così amenamente chiacchierando del più e del meno, quando il Mago Mezzo Drago (MMD) esplode. Qualcuno lo ha affettato con degli artiglioni, mandandolo diretto (scopriremo poi) a -9. Lo salviamo per un pelo e ci prepariamo a combattere contro il mostro invisibile disponendoci tutti secondo una strategia invidiabile, cercando di accerchiarlo pur non vedendolo. Tutti meno Ruben, ad essere precisi, che decide con un suo comportamento tipico di ignorare il bestio che ci ha quasi privati dell'MMD e scaglia un fascio di luce incandescente verso il bambino, che se la dà a gambe sparendo. Eliminato così l'innocente, inizia il combattimento più lungo e acido che la nostra storia ricordi. Acido perché, non vedendo il bestio, l'MMD si diverte a scagliare Soffi Acidi di Mestil a destra e a manca. Assumiamo così per tutta la durata del combattimento la formazione da battaglia nota come "a Cono di Soffio" per evitare di essere investiti dall'incantesimo. Frattanto, un Dissolvi Magie ci rivela per un round che il bestio è un enorme Gattone invisibile (tipo quello che ci ha attaccati nelle paludi, sì, dai, quand'ero morto...), ma ciò non ci aiuta a fargli più male. Non essendo ciò sufficiente, all'incirca dove poco prima si trovava il bambino appare ora un demonietto che pare sputato quello con cui aveva fatto... brr... "amicizia" Tia. E mentre il nostro prode elfo buono si lancia in avanti per abbracciarlo e baciarlo come si farebbe con una persona cara da lungo tempo lontanta, un Soffio Acido di Mestil mai più azzeccato riduce il coso schifoso in una poltiglia sfrigolante. Fermo là, non esultare: il coso schifoso ridotti in poltiglia sfrigolante è il demonietto, non Tia. Io e Tia ci mettiamo quindi a cercare di aiutare il mago dandole al Gattone, ma lo prendiamo una volta sì e 72 no; in compenso il pavimento vien rinnovato quasi tutto a colpi d'ascia; la tigre fa la sua parte snasando la presenza del mostro; anche un orso evocato cerca di fare bella figura, mentre l'unica volta che l'MMD cambia incantesimo e lancia una tempesta di nevischio quello che ne fa le spese è l'elfo; pazienza. A turno, insomma, un po' tutti si viene feriti gravemente - anzi, criticamente, o più - dal Micione, ma veniamo prontamente riportati a livelli accettabili di punti ferita dal Pronto Intervendo Divino, finché, con una mossa a sorpresa, il nostro Mazinga subisce 50 PF in un colpo e poco dopo, a seguito di un altro attacco, smette di funzionare per sempre e si accascia gemendo "soldiiiiiiii...". Con il cuore mesto per la perdita di uno scassab... ehm chierico di prima categoria abbattiamo il Gattone e recuperiamo il medaglione (ma siamo così mesti che non notiamo la rima). Codesto medaglione non è quello che è sparito dal nostro sacco qualche tempo addietro, ma uno delle stesse dimensioni che però, invece, di essere tutto nero con figure che si muovono nel nero, è pgfdnjaf ge dewiohrt fewio asdlku fewfre joihanlmnfreo gtrimwomcmw. Ci scusiamo per il disagio. Riprenderemo appena possibile. Tornando quindi alla stanza circolare dopo una breve occhiata alle altre stanze al di qua del lago di lava (trascinandosi dietro 400 Kg di morto che non ha nemmeno il buon gusto di alleggerirsi decomponendosi) notiamo che dalla stanza circolare stessa proviene un'intensa luce solare. Arrivati là, sulla parete opposta si apre una porta che dà su un'immensa distesa di sabbia. Fermando Tia che vorrebbe lanciarsi subito nel deserto, facciamo un rapido calcolo: com'è possibile che il sole di mezzogiorno (più o meno è quella l'ora) si veda attraverso una porta apparsa in una parete che continua a stare 50 m sottoterra? Ci rispondiamo: non sarà una porta, ma un portale, tantopiù che da esso non arriva alcun calore. Ce la prendiamo quindi comoda: mangiamo grazie allo zio, facciamo rifornimento e il giorno dopo, tutti pronti, varchiamo la soglia. Si compare nel deserto (ma no?), tutti meno me, che cado dal cielo poco dopo rischiando di travolgere Tia ma purtroppo evitandolo. Non posso essere chiaro su dove sono stato nel tempo in cui mi hanno separato dagli altri, per due motivi:

  • 1. non ho capito che posti fossero, anche se la situazione era chiara
  • 2. ora di settembre avrò già dimenticato tutto e dovrò rileggermi i fogli che il Master non mi ha lasciato, quindi tanto vale.

Posso solo dire: "devo andare a caccia di nani". Sempre a salvare nani! E' la nostra ragione di vita! Almeno, è la mia: nel senso che se non lo faccio un qualche dio a caso mi strafulmina. In lontananza, verso ovest (mi pare ma non sono sicuro) s'alza un filo di fumo. Ci dirigiamo colaggiù, mentre l'elfo canta gioioso trascinando il cadavere metallico, legnoso e quant'altro della nostra ex farmacia ambulante.