2008-12-21

Il mio grosso grasso anfratto netherese

Ti trovi in un anfratto buio, sull'orlo di un precipizio, con un mago malvagio, un chierico smemorato, una druida piromane, un mannaro miagolante e un eroico Cavaliere Paradisiaco. Devi buttare di sotto uno soltanto di loro. Prima di lanciare il Cavaliere, gli fai togliere l'armatura?

(sessione del 2008-12-08)

Giorno 3 - mezzogiorno

Accettato l'incarico (e incidentalmente ignorando la nostra missione principale con la patetica scusa dell'ingresso in città garantitoci dal Vicelibro), partiamo in direzione delle caverne.

Visto che la zona pullulerà di mostri, per accamparci in modo relativamente sicuro pensiamo di affidarci al sempre benemerito Trucco della Corda, che in tante occasioni ci ha cavato d'impiccio. Tipo quella volta in cui, appena messo il naso fuori, ci hanno massacrati di botte.

Quest'incantesimo non è conosciuto da queste parti, se non di nome; pare invece che sia diffuso al Sud. Visto che siamo in vena di apprendere cose nuove, scopriamo anche che il Rigidone che ci accompagna si chiama Keldorn, e già la cosa ci insospettisce. È la seconda volta che, di riffa o di raffa, qualcuno tira in ballo He-Man, e stavolta con un presagio ancora più oscuro, la "n" finale nonostante.

Comunque sia, grazie a Vento in poppa riusciamo a percorrere una giornata di cammino in mezza giornata effettiva; il viaggio, durante il quale costeggiamo il lago verso Opus (proclama), è tranquillo. All'ultimo ci allontaniamo dal lago andando verso la foresta.

Lamar ci conduce verso un affioramento roccioso: sta a circa 1 km di distanza da dove siamo ora ed emerge dalle cime degli alberi. Ai suoi piedi - ci spiega - c'è l'entrata della caverna.

Ormai è notte fonda e fa un freddo cane. C'è la luna. Lamar, visto che ormai siamo arrivati, dice che non possiamo più sbagliare e scompare, affermando che ci aspetterà a Xanth per una decade.

Siamo soli, e siamo al buio. E da quando Lamar è scomparso, qualcuno sta sghignazzando. All'improvviso sentiamo un "Ta-dah!" e Keldorn si accende, circonfuso di un alone di luce dorata. Ancora ghignante, diventa la nostra torcia ambulante. Dram estrae dal fogliame un custodia per occhiali e si trasforma nella copia vegetale di Janus Valker.

Proseguiamo verso la formazione rocciosa, in completo silenzio a parte l'isterico sghignazzare dello pseudopaladino. Troviamo l'ingresso, sopra il quale individuiamo altri anfratti. L'ingresso, chiaramente, è un buco buio e stretto: si entra in fila indiana.

Particolare curioso: la druida, per infilarsi in un pertugio oscuro, decide di trasformarsi in un lungo serpente. Honi soit qui mal y pense.

L'apertura in cui entriamo è naturale e in più punti presenta svolte e linee di faglia, come ci illustra il piccolo geologo che è dentro ognuno di noi. Keldorn, splendente e sghignazzante, è in testa al gruppo, ma non senza protezione: davanti a lui gli Occhi di Dram - incantesimo che già ci ha permesso di evitare i troll - controllano la via, e altri dietro fungono da specchietto retrovisore.

È ormai un'ora che scendiamo, e abbiamo appena superato un punto in cui siamo stati costretti a gattonare (a Klovit è riuscito particolarmente bene; a Hulga in versione Serpente Strangolatore un po' meno), quando incontriamo un punto in cui bisogna per forza scalare.

Si tratta di un pozzo quasi verticale, dotato comunque di appigli utili per la scalata e sicuramente più profondo di 36 metri (che è la massima distanza a cui riusciamo a vedere). Non siamo comunque impreparati: abbiamo 45 metri di corda a disponibilità immediata, altri 15 gentilmente offerti da Dram se proprio servono e, qualora qualcuno ne abbisogni, attrezzi da scalata sempre proposti dall'albero più rifornito della zona.

Dram si rivela un esperto annodatore di corde riuscendo a legare insieme i capi; Klovit fissa poi un'estremità del risultato a una roccia sporgente. Il primo a scendere è il prode Keldorn, al quale l'affabile Dram offre gli attrezzi.

«Grazie - hihihihi - Graz...» ma stavolta il ghigno gli muore mentre protende la mano, avvertendo solo ora (ora che il Master ha tossicchiato un «A-hem!», intendo) la lieve aura di malvagità che si sprigiona dalla generosa pianta, pianta che ha in mano l'unica cosa che potrebbe salvarlo da una rovinosa caduta.

Così l'eroico Kel, piangendo sommessamente, si leva l'armatura e si prepara a scendere senza alcun aiuto al di fuori della corda. E anche al di dentro, se è per questo.

Keldorn scende, pianin pianino e sempre luminoso. Fa un passetto, poi un altro passetto, scende di un metro, poi due, poi cinque... poi si trasforma in una stella cadente e scompare nell'oscurità, in perfetto stile Wile E. Coyote.

Chiamiamo. Una bestemmia risponde. È vivo, e la corda che abbiamo realizzato è più che sufficiente. Se anche fosse riuscito ad aggrapparsi all'ultimo momento, si sarebbe comunque sfracellato.

Ora è la volta degli altri. «Mi sono divertito, ma adesso basta giocare. Stedd, procedi.» sentenzia Dram. E DD accompagna giù gli altri con il sempre attivo Caduta Morbida, uno alla volta, tornando su grazie all'altrettanto sempre attivo Camminare nell'aria; mai discesa fu più semplice o andò più liscia.

Kel non ghigna più, chissà perché. Non abbiamo tempo, però, di preoccuparci del malumore del Cavaliere Precipitoso: non appena siamo tutti nella minuscola stanza che si apre in fondo al pozzo un braccio di roccia si alza dal terreno, e non pare che voglia stringerci la mano. Pare piuttosto che voglia stringerci tutti, molto a lungo e molto dolorosamente.

La situazione non è delle migliori. Keldorn, il nuovo combattente, è senza armatura, per dirne una. Ed è anche critico, per dirne un'altra. Innanzitutto nei nostri confronti, ma anche per quanto riguarda l'ammontare dei propri punti ferita. Stedd allora gli si avvicina, gli batte su una spalla per farlo voltare e lo cura.

Quello si gira e sbotta: «Ma tu sai che se sono senza armatura, io... Hihihihihihihihi!». E riparte a sghignazzare. Stedd sospetta di avere sbagliato incantesimo, eppure gli pareva che Risata incontenibile di Tasha fosse arcano. Comunque sia, Kel è tornato del suo solito umore e ciò ci tranquillizza. Grosso errore.

Il combattimento è iniziato. Hulga torna umana per un breve attimo, poi il braccio di roccia decide in autonomia di trasformarla in una zampogna. Keldor, l'eroe coraggioso, scappa più lontano che può (per fortuna che la stanza è piccola, sennò quest'ora era a Opus) e spara qualcosa dalla spada, colpendo l'elementale.

Klovit, unico elemento di prima linea effettivo, si trasforma in tigre e occupa praticamente tutto lo spazio a disposizione, ponendosi davanti a tutti e spigendo via mentre si ingrandisce la gnoma e il Cavalier Fuggiasco, che cadono.

Il mostro non si lascia impressionare dal micione e lo bastona (per modo di dire, visto che è un elementale della terra) sonoramente. Stedd mette su la prima flebo, mentre Keldorn, al sicuro dietro Klovit, che gli ostruisce completamente la visuale, cerca di rendersi utile di nuovo.

Un altro colpo parte dalla spada. Ho già accennato al fatto che davanti a tutti c'era un enorme MiaoMiao Mannaro? Ecco, immaginate che cosa potrà mai prendere il colpo lanciato da Kel... Klovit subisce il danno più grave di tutto il combattimento e valuta per un attimo l'idea di allearsi con l'elementale per far fuori il Paladino-Fuffa per poi riprendere con calma il duello in seguito, ma il Roccioso Contendente non vuole saperne. Si sta già divertendo a sufficienza e per lui va bene così come sta andando.

La faccenda è impegnativa. Dram, sempre pronto ad aiutare, invoca la benedizione di Shar su Klovit, che sta seriamente riconsiderando il punteggio di pericolosità che ha attribuito al mostro e quelli - ridicolmente bassi, ora che li guarda bene - che ha invece assegnato ai propri "alleati".

Ipse Dixit:

  • Hulga (che sta decidendo quale sia il modo migliore per infilarsi in uno strettissimo pertugio): «Io potrei assumere forma di gorilla!» Dram: «Ok, io faccio la nebbia.» Stedd: «E io faccio Dian Fossey... ma scusa!»
  • DM «Le vostre corde sono lunghe...» Dram: «Sì.»
  • Keldorn «Sono un personaggio eroico: devo morire fino alla fine!»
  • DM: «È un'arma s(borbottio incomprensibile)». MdMuffa: «Eh? Sarda? Una che, quando colpisce, dice: "Colpitto ti ho!"?».

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