2008-11-12

Purtroppo si è spento

Sottotitolo: Forse Hulga non spezzerà una canna incrinata, ma appena vede un lucignolo, anche non fumigante...


(sessione del 2008-10-29)

Mese di Nightal, giorno 18, primo pomeriggio

Fortunosamente, il Mago Rosso trova un chierico disposto a curarlo e, coccolandosi i testé acquisiti punti ferita, vola via. Cioè, fa per volare via ma il Protoplasma Nero, più scaltro di lui, ne coglie le intenzioni e lo spatascia al suolo, sciogliendolo. Uno spettacolo disgustoso, tant'è che il Protoplasma sente il bisogno di allontanarsi per un po'.

Intanto, Taz non è morto. Non ancora. Infatti rinviene e, in un impeto di autocoscienza urla «Sono un idiota!». Poi prende la scopa e vola via. Cioè, fa per volare via ma riappare il Protoplasma Nero che lo guarda con un sogghigno largo da un'orecchio all'altro. E i Protoplasmi non hanno orecchie. Il Mago fa la faccia da cane bastonato, il Protoplasma si impietosisce e gli fa cenno di allontanarsi, ché andrà a pestare il micione. E infatti si mette a picchiare Klovit, il quale non sa come ringraziare Taz per l'improvvisa attenzione che il nemico ha deciso di dedicargli, visto che se sei un'enorme cosa informe, lenta, goffa e stupida, per te prendertela con un mago è come rubare caramelle a un coboldo.

Hulga decide di entrare nel gioco facendo quello che sa fare meglio: evocare qualcuno che metta in difficoltà il nemico. Si porta sopra al centro del lago, si concentra ed ecco che appare fiammeggiando un maestoso elementale del fuoco. Che in un attimo casca in acqua e - pfssssssssssssssssssss - si spegne, in tutti i sensi. Come se non ci fosse mai stato. Hulga resta lì, cercando di capire dove abbia sbagliato.

Il Mago, ripresosi, fulmina il Protoplasma, che affonda; forse ce ne siamo liberati. Approfittiamo della pausa per curarci, mentre il lago comincia ad agitarsi.

Dram richiama l'attenzione di Hulga la quale, cercando ancora di capire che cosa non abbia funzionato nel suo piano astutamente preordinato, gli presta ascolto. Il dendrelfo vuole che la druida evochi un Elasmosauro che lo trascini sott'acqua. Forse che abbia esaurito la pazienza e deciso di suicidarsi? Hulga acconsente distrattamente.

La druida, ormai ansiosa di rimediare alla figuraccia, evoca l'Elasmosauro. «Perfetto» fa Dram. «Ora digli di portarmi sott'acqua». «Certo» risponde Hulga. «Elasmosauro! Ehi, tu! Ehi, ascoltami! Dammi retta! Per piacere!». Ma l'Elasmosauro niente. «Elmy! Ehi, Elmy! Non farmi fare brutta figura, dai!». Quello sembra non capire. E in effetti non capisce, perché Hulga non parla la sua lingua. Sì, l'ha fatto di nuovo: ha evocato un essere con cui non è in grado di comunicare. L'Elasmosauro, ormai inutile, si fa una nuotatina nel lago, ché tanto c'è tempo. Hulga si sente - chissà perché - un po' avvilita.

Taz si sta concentrando sulla parete di ghiaccio, che vorrebbe oltrepassare fintanto che non ci sono protoplasmi a mollare sberloni a destra e a manca, così lancia un'esplosione infuocata sul ghiaccio. Scioglie qualche millimetro della scintillante superficie e la cosa pare soddisfarlo. Così attiva uno dei suoi incantesimi migliori, che siamo riusciti ad ottenere in esclusiva, solo per questo blog:

while (il ghiaccio è ancora lì)
{
lancia un'esplosione infuocata;
sciogli un minimo infinitesimale;
sospira;
};

La druida è in cerca di riscossa: si mette a evocare un altro elementale del fuoco. «Nooooo!» gridiamo tutti. «Calma, calma, ho capito. È che prima pensavo che il lago fosse tutto ghiacciato, così che riuscisse a tenere su per un po' l'elementale. Ora lo evoco sul ponte, per dare una mano al mago». Cacciamo via dalle nostre menti l'immagine di un elementale del fuoco che corre su un lago ghiacciato, cercando di muoversi più velocemente di quanto la superficie sotto i suoi piedi scompaia ponendo così fine alle sue sofferenze nonché all'imbarazzo, e approviamo l'idea.

Solo che Hulga la realizza un po' a modo suo. Convinta che le esplosioni infuocate di Taz possano ferire il suo prezioso elementale del fuoco (lei che ci tiene così tanto da filarli in acqua alla prima occasione), gli ordina di scavare appena fuori dalla portata delle esplosioni. In sostanza gli sforzi raddoppiano e i risultati non cambiano. Intanto scorgiamo in lontananza un Elasmosauro che nuota a dorso e fa Ciao, ciao agitando senza fretta una pinna.

A una certa altezza dal ponte, dunque, Taz sta scavando un tunnel circolare. Sotto, invece, l'elementale di Hulga si apre un passaggio con le pareti laterali tendenzialmente verticali. Praticamente abbiamo una brutta copia in ghiaccio dell'entrata del Castello di Grayskull.

Hulga si rende conto della situazione: non è mica scema, ha solo fatto male i calcoli. In fondo è solo la seconda volta che pensa che gli elementali del fuoco volino. Però sanno saltare, pensa la druida. «Se lo faccio saltare» fa agli altri «può aiutare il mago. Salta, elementale del fuoco, salta!». L'elementale del fuoco si gira, gli occhioni spalancati, e la gela con lo sguardo. Che per uno della sua specie non è facile, e mette anche un po' di paura. «Vabbé» bofonchia la druida «allora va' avanti come prima». Ora il lago, più che agitarsi, sembra ridere senza alcun ritegno.

Alla fine il tanto tormentato elementale riesce ad aprire un passaggio, sfondando la parete gelata. Poi si blocca. Guarda in alto, in basso, a sinistra e a destra. Ghiaccio. Ghiaccio dappertutto. E freddo. Molto freddo. E lui è un elementale del fuoco. Che svanisce con un lungo gemito, cosa che l'altrettanto sfortunato predecessore non è nemmeno riuscito a fare.

Ora, nella Sala delle Evocazione del Piano Elementale del Fuoco, dove si radunano tutte le creature di turno per essere chiamate sul Primo Piano Materiale, c'è un foglio ignifugo con l'immagine cerchiata di Hulga Griinp Awerz e la scritta «Io non posso evocare». E ogni volta che sui grandi monitor che mostrano la destinazione e il nome degli evocatori appare «Hulga, la sadica» si scatena un fuggi-fuggi generale.

Il tunnel è alto un paio di metri e largo altrettanto; al di là c'è solo il buio. Non sembra esserci un pavimento, oltre il ghiaccio, ma solo del liquido, forse acqua. Hulga entra, in forma animale (un animale che sa volare: quando è lei che rischia di cadere in acqua, sta attentissima), e si becca una scofanata di punti ferita da freddo. Stedd, incuriosito, scende dalla sicura posizione sopraelevata che aveva assunto, poggiandosi sul Jawbridge, ma si guarda bene dal seguire la naturopata.

Hulga, che ormai è dentro, decide di scoprire quanto sia alta la caverna. Con una testata ben calibrata (Patascràsh!) scopre che l'altezza è sui 4,5 metri. Klovit e Taz entrano. La bassa caverna prosegue e sul fondo c'è sempre acqua.

Dram tenta di portare a termine il piano che aveva concepito prima e prevedeva l'attiva collaborazione dell'Elasmosauro, che intanto si è dato allo snorkeling: passare al di sotto del ponte per entrare nella caverna, ammesso che la parete di ghiaccio non prosegua. Ma appena va sott'acqua (e questo è già impegnativo, visto che è fatto di legno) viene attaccato, e trova più salutare emergere. Anzi, per la precisione abbiamo per un attimo la possibilità di vedere un albero che letteralmente schizza fuori dal lago. Ma l'espressione dell'albero fa sì che nessuno azzardi nemmeno un sorrisino tirato. Stedd e Dram confabulano un attimo e poi si teletrasportano all'interno della caverna - evitando così i danni.

Dentro fa piuttosto freddo. Non appena siamo passati tutti, la parete di ghiaccio si ritrasforma in un sottile rivolo d'acqua.

Ci addentriamo ma, dopo appena una trentina di metri, sentiamo una voce alle nostre spalle: «Ce ne avete messo di tempo». Spocchiosa. Un classico. Dal pelo dell'acqua spunta una faccia umana che ci osserva. Notiamo una cresta di spine al posto dei capelli; per Dram si tratta di un Naga.

Quello che abbiamo affrontato prima era un test - ci spiega - per vedere se fossimo degni; poi parte con le solite domande su che cosa vogliamo fare. Non sembra, comunque, molto interessato: ci dice solo che se andiamo avanti non troveremo alcun portale. «Il portale è qui».

Dicendo queste ultime parole, il volto si volge verso destra. Una parete tremola e compare una cornice complicata, con volute; ognuna di esse racchiude una gemma. La pietra ondeggia, poi quasi sembra ruotare e perde consistenza. Nella cornice dorata appare un buco vorticante e profondo. È rotondo, non ad arco, e vediamo solo nebbia. Siamo dentro.


Ipse Dixit:

  • Dram (parlando del Protoplasma Nero): «Lo dardeggio, tanto male non fa». DM: «E allora perché lo fai?».
  • Stedd: «Com'è l'acqua?». Dram (appena riemerso dal lago, dove è stato attaccato): «Impegnativa».
  • Taz (non appena il Naga ha posto le domande di rito): «Io non parlo, stavolta: ho fatto troppi danni l'ultima volta...».
  • Taz: «Sono un idiota!». Il profondo silenzio che ha fatto seguito a questa affermazione dovrebbe far giustizia della fama di maleducati che da tempo ingiustamente ci accompagna.

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