2012-08-21

Sono un sasso, non ho la forfora!

Sessione del 13 agosto 2012

(la data secondo il Calendario delle Valli? A questo punto aspetto di tornare in superficie, casomai dovesse accadere...)

Nel buio completo del sottosuolo, ci fermiamo per far passare la nausea che ci ha assaliti. Che stavamo facendo? Dove stavamo andando? Ma soprattutto: perché cavolo giriamo al buio nel sottosuolo, che pullula di beholder, elfi scuri, illithid e schifezze assortite? Ma siamo diventati tutti scemi? Seguendo questo filo logico, Valadriel - che essendo umano non vede un accidente - estrae una Verga del Sole dalla sua scorta interminabile e l'accende.

Ci troviamo all'inizio di una lunga caverna, verso il fondo della quale sappiamo trovarsi la diramazione che ci condurrà alla tana della medusa; pochi minuti di viaggio ci separano dall'incontro, e con un mirabile sfoggio di strategia decidiamo di proteggerci dall'acido, poiché sappiamo che con la medusa dovrebbe esserci anche un drago nero.

È a questo punto, quando sembriamo degli avventurieri seri, che inizia il balletto dell'equipaggiamento. Il povero Valadriel, infatti, che apre il gruppo, sta cercando una soluzione per tenere in mano contemporaneamente la spada, la Verga del Sole, e lo specchietto che gli permetterà di non trasformarsi in un grosso fermacarte non appena incrocerà lo sguardo della nemica.

Il paladino si balocca un po' con varie alternative - «spada a destra, verga a sinistra, fpecccsshiho in hoccaaaahhh... no, sput, così no. Spada a destra, specchio a sinistra e verga in bocc... ehm, no, già dicono che sono un paladino metrosexual...» - poi si gira e intravede la soluzione: l'ignaro Faelar, che stava amenamente facendosi i fatti propri. «Tu!» gli fa Valadriel. «Tu porti la Verga, mi fai luce, io vedo la medusa con lo specchietto e la colpisco con la spada! È un piano perfetto!». Il chierico di Io accetta di buon grado il ruolo di portaspecchi, riflettendo sul fatto che dopotutto è finalmente qualcosa di diverso rispetto a quello di sartina che di solito gli compete quando Valadriel deve indossare di fretta l'armatura.

Avanziamo cauti, silenziosi, prudenti e illuminati a giorno dalla Verga del Sole retta da Faelar. La caverna è piuttosto accogliente - per gli standard di una caverna, in ogni caso - e di sicuro interesse per un geologo, qualora tra di noi ce ne fosse uno: sulle pareti si possono infatti distinguere diversi strati di minerali, mentre il fondo è irregolare e occupato da diversi frammenti di roccia; inoltre, qua e là vi sono degli spuntoni che sorgono dal pavimento. Concordiamo sul fatto che sarebbe poco igienico mettersi a correre, e proseguiamo con nonchalance finché un forte odore pungente, forse di acido, ci solletica le narici.

Arriviamo di fronte a un buco nella parete di roccia che dà su un cunicolo, il quale scende ripido; abbiamo l'impressione che la tana si trovi proprio in quella direzione - ci pare di aver già fatto questa strada, ma non riusciamo a ricordare - e che invece il portale dal quale siamo arrivati sia più avanti nella caverna principale.

Alla menzione della vicinanza della tana Balthazar diventa immediatamente invisibile, così che dal nulla possiamo sentire provenire un borbottio soffocato quando il chierico di Kelemvor si ricorda che al drago della sua invisibilità non può fregare di meno. Scena standard, insomma. Intanto Faelar e Valadriel danno un'occhiata di sotto utilizzando lo specchio - ché, senza specchio, se ci fosse stata la medusa ad attenderli sarebbero letteralmente rimasti di sasso - e constatato che la zona è sicura iniziano a scendere, aiutati da provvidi incantesimi di Volare. Anche Kristel scende in volo, Balthazar - sempre invisibile - utilizza le sue puffosissime pantofole del ragno rosa con ponpon che sfoggia da quando ha perso un piede tempo fa (poi rigenerato) mentre lo Scuro dà prova di uno dei propri poteri facendosi spuntare un paio d'ali e calando al grido di «Sono il conte Dracula!». Forse al drago non piacciono i vampiri, forse gli veniva soltanto da starnutire, il risultato è che un fiotto d'acido ci investe quasi tutti, dimostrando che a) abbiamo fatto bene a proteggerci dall'acido b) c'è qualche altro burlone che ama rendersi invisibile oltre a Balthazar.

Proseguiamo in un ordine che è la variante base della posizione da fulmine magico (tutti in fila tranne uno, che infatti si salva dal soffio del drago) e proseguiamo come se nulla fosse accaduto, approdando in uno spazio più largo, in fondo al quale si trova una grande apertura.

Nell'antro che succede all'apertura, una decina di statue punteggia il pavimento; di queste, però, soltanto tre sono completamente integre: le altre giacciono a pezzi.

La prima statua ritra un uomo abbigliato con lunghe vesti, inginocchiato con il volto rivolto verso l'alto, e la cui espressione è sconvolta dall'orrore, quella che generalmente assumiamo noi quando la psionica di turno annuncia di voler lanciare Balzo Temporale o, peggio ancora, Teletrasporto. Ai piedi dell'uomo - o quello che è - giace un bastone.

Le altre due statue sono invece in piedi. L'una ritrae un umanoide piuttosto grande, con tratti rozzi e che indossa quella che pare una robustissima armatura, mentre un grosso martello giace poggiato al suolo. A differenza del primo figuro, questo ci è familiare; il che è strano, dato che ci sembra più probabile che a conoscerci sia qualcuno il cui volto è una maschera d'orrore anziché uno che è stato pietrificato con un'espressione serena; o forse no: quella che abbiamo scambiato per serenità potrebbe essere solo la rassegnata consapevolezza di chi conosce a fondo l'inettitudine dei propri compagni d'avventura. E il suo stato attuale ne sarebbe la prova.

Un modo per risolvere il dilemma ci sarebbe - i chierici hanno preparato Spezzare incantamento mica per niente - ma prima è il caso di dare un'occhiata alla terza statua. Anche questa ci è familiare, e ritrae come la prima un uomo abbigliato in lunghe vesti, ma senza l'espressione d'ordinanza. Il che, se la nostra teoria è buona, lo qualifica in effetti come nostro compagno.

Conclusa la ricognizione, first things first, come dicono nel Cormyr. Quindi ci appropriamo immediatamente del bastone, in lucido legno scuro, che ha tutta l'aria di un classico bastone magico, tanto da portare sulla cima un globo sfaccettato (una pietra dura grande quasi come un pugno, molto apprezzata dai maghi), che arde all'interno di decine di scintillanti colori differenti, racchiuso in un artiglio dorato. E, in piccolo, un'incisione: Raistlin was here.

Sistemate le questioni urgenti, ci dedichiamo alla depietrificaizone. Inizia Balthazar, che raccoglie tutto il proprio potere e lo usa per liberare il tizio con il martellone: la magia l'avvolge, lo circonda, lo penetra, mantiene unita tutta la galassia e libera il poveretto. O ci prova. A dirla, tutta, inizialmente non pare avere effetto: la pelle del tizio in questione sembra proprio rimanere di pietra; però questi, scriocchiolando, si muove e pare trovare normale essere fatto di granito con inserti in onice, e la cosa muore lì. Faelar si occupa di spietrificare il secondo compagno, e sembra avere un effetto più evidente del collega: stavolta c'è una pelle color pelle, tanto per dirne una.

Facciamo - o rifacciamo - conoscenza con i due: sono davvero due nostri compagni: quello che pare fatto di pietra solo perché è davvero fatto di pietra è Golia il Goliath (e in un lampo capiamo perché sia stato cacciato dalla sua gente), mentre l'altro è Kairos, l'altro psionico (oltre a Kristel, che è arrivata dopo Keira... devo aggiungere altro?) che faceva parte del gruppo. Tra l'altro, con un avido luccichio negli occhi, Kairos sospetta che il bastone sia suo, mentre Golia si butta a recuperare il martello di cui è tanto orgoglioso e che - ci racconta - ha pagato uno sproposito.

Il problema è il terzo essere pietrificato. Per evitare di farci prendere per il naso - cosa che capita con regolarità intestinale - Balthazar provvede a lanciare Zona di Verità intorno alla statua prima di annullare l'effetto dello sguardo della medusa. L'idea è buona, l'esecuzione un po' meno. Intanto perché gli incantesimi del chierico devono essere scaduti, e anche da tanto, perché pure questo sembra continuare ad avere la pelle di pietra. Poi perché, non appena cessa l'effetto della pietrificazione, le numerose ferite che costellano il corpo del poveretto (e che abbiamo con leggerezza ignorato sinora) riprendono istantaneamente a sanguinare copiosamente e perché, mentre notiamo che i suoi occhi sono stati bruciati da qualcosa, il tizio si accascia, ormai cadavere.

Di fronte a un corpo quasi certamente privo di ogni funzione vitale e con molti più orifizi (e dalla forma più irregolare) di quanti dovrebbero essercene riteniamo sia fin troppo utilizzare un Cura ferite leggere da bacchetta per sincerarci della condizione di defunto di quello che, se solo potessimo ricordarcelo, potremmo piangere come Drayleh.

Dopo pochi attimi il cadavere si sgretola, ponendo fine per sempre alla questione. Quindi, facendo sfoggio di strategia per ben due volte in un giorno, Balthazar spiega il proprio piano al collega: lui diventerà invisibile, e Faelar lancerà un Blocca persone (gentilmente fornito su pergamena) sulla medusa, che quindi sarà alla nostra mercé. Certo, detta così ora sembra meno brillante di quanto sembrasse allora, ma in fondo non è che la strategia sia il nostro punto di forza, no?

Non abbiamo in ogni caso il tempo materiale di discutere il piano: due statue apparse da non si sa dove iniziano ad attaccarci, ma fortunatamente devono essere fatte di gesso, perché la prima va in pezze piuttosto rapidamente. La seconda, per quanto messa male, ci dà un po' più filo da torcere, aiutata da un provvidenziale (per lei) crollo del soffitto. Per porre fine alla questione, lo Scuro decide di tentare il tutto per tutto: si sposta di lato, si prepara, si lancia in carica contro il nemico... quindi inciampa, cade, rotola, si fa malissimo. Si vergogna tanto. Valadriel e Golia si incaricano di porre fine alla minaccia (la statua, non lo Scuro, che onestamente in questo momento non rappresenta una minaccia per nessuno).

Avanziamo lenti, rallentati dal crollo del soffitto, e arriviamo a un bivio. Un tunnel va verso l'alto, l'altro verso il basso; non disponendo di un Gandalf, seguiamo Golia, che decide di scendere. Sappiamo d'aver fatto una vaccata nel momento stesso in cui l'ultimo varca l'apertura, poiché un nuovo fiotto d'acido ci coglie alle spalle, mentre il drago e la medusa (in armatura e armata di pugnale, nientemeno) finalmente si palesano.

La prima a cogliere l'occasione per fare qualcosa è Kristel, che... sì, esatto, Balzo temporale. Ma dato che c'è una giustizia divina anche per gli psionici, stavolta le va molto male (e solo a lei, incredibilmente): il potere non ha effetto, in compenso la nostra compagna si accascia a terra gridando e tenendosi la testa, mentre dalle orecchie, dal naso e dalla bocca cola sangue; il cristallo del bastone di Kairos, intanto, brilla.

Balthazar si teletrasporta alle spalle del drago e resta invisibile, Valadriel si arma di specchio e si prepara alla tenzone e lo Scuro attacca il drago, che svanisce all'istante. Faelar prova a lanciare con scarsa convinzione una Guarigione su Kristel; il sanguinamento cessa, ma la psionica non dà segno di ripresa, a parte il fatto che ora pare respirare regolarmente. Forse conviene mettere una marcia più bassa.

Golia, intanto, spaventato dalla fine di Kristel e individuato il responsabile di tale fato nel bastone, brandisce il proprio martello e colpisce detto bastone, sicuro della potenza della propria arma. E sbagliando. Non appena il martello colpisce il bastone, quello va in pezzi: pietra-legno 0-1. Per fortuna Golia dispone di altri due martelloni nel buco portatile, sebbene nessuno di essi sia magico come il primo, del quale peraltro raccoglie con religioso scrupolo tutti i pezzi.

Valadriel riesce a colpire la medusa, che svanisce, e ci sorge il velato sospetto che si tratti soltanto di Immagini illusorie. In mancanza di nemici visibili, decidiamo di proseguire; il problema del trasporto di Kristel viene brillantemente risolto da Kairos che, con una Metamorfosi funesta, trasforma la psionica in una gerbilla. Sì, esatto. Non dite altro.

Proseguiamo verso il basso per una ventina di metri finché un boato alle nostre spalle coincide con un crollo del soffitto che ci rinchiude in un budello senza uscita. Dato che, però, se c'è una cosa che non ci manca sono gli incantesimi di teletrasporto e affini, torniamo agevolmente nella stanza precedente grazie ai poteri di Kairos. E quindi, come Gandalf avrebbe suggerito fin da subito, è ora di ricominiciare a salire.

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Ipse dixit

  • Golia si presenta e risponde ai commenti sagaci circa il pietrisco che costella il suo corpo compresa la testa, peraltro priva di capelli, sbottando: «Sono un sasso, non ho la forfora!».
  • Valdriel riassume efficacemente la situazione dopo la dipartita di Drayleh: «A parte quello morto, stiamo tutti bene».
  • Kairos, una mano sulla spalla di Faelar, commenta filosoficamente il tentativo di Guarigione che evidentemente non è riuscito a far sì che la psionica riprendesse i sensi: «L'hai salvata... ma è un vegetale. Non subirà più i critici...».
  • Il crollo del soffitto ci ha bloccati nel tunnel in discesa. Valadriel si rivolge agli incantatori e suggerisce la soluzione: «Ma scusa, ma... Con "porta chittepare un po' più avanti"...?».

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