2011-04-08

One More Thing...

Sessione del 30 marzo 2011

Furcas finisce di fornirci le informazioni gratuite - quand'era un dio, Gargauth aveva come simbolo un corno spezzato; il modo che noi useremo per tornare dal passato, ammesso che esista, non lo riguarda né gli interessa; noi siamo in qualche modo collegati ai mortali che aprirono la Fornace di Rath, ed è per questo che solo noi possiamo porre rimedio al danno fatto - iniziano le contrattazioni.

Il primo a parlare è Khondar, che esordisce cercando di ottenere dal Duca qualche informazione sulla propria ascia. Al che Furcas solleva un sopracciglio, guarda il nano con aria di compatimento e sbotta: «A me chiedi informazioni su un'ascia forgiata in Paradiso?».

L'inizio è insomma pessimo, ma per Khondar si trattava solo di una questione preliminare, giusto per saggiare il terreno, e ora il nano è pronto a porre quella che davvero gli preme. Prima che possa aprire nuovamente bocca, però, Furcas gli ricorda che ogni risposta ha un prezzo: «Che dono porti per poter accedere alla mia conoscenza?» chiede il Bibliotecario. E il nano, senza scomporsi: «Lui» risponde indicando Groud, il quale ha per un momento la sgradevole sensazione di essere diventato D-3BO e di trovarsi davanti a Jabba («...e anche un regalo! Regalo? Che regalo?»).


Purtroppo per Khondar, Furcas non ha bisogno di una donna delle pulizie, e il nano si trova costretto a promettere qualcosa di più sostanzioso - «Ti offro i miei talenti e le mie capacità, la mia abilità come guerriero, i miei servigi più una cesta di vino rosso del 1372 e una chiavetta USB a forma di Tarrasque» - offerta che il Duca della retorica, sempre a proprio agio con le parole, sintetizza abilmente in «la tua anima», ma Khondar è inspiegabilmente un po' riluttante.

Stabilito in ogni caso un prezzo di massima, nonostante la scarsa propensione del compratore - Furcas dev'essere comunque in periodo di saldi - il nano avanza la richiesta: vorrebbe poter masochisticamente pescare di nuovo dal Mazzo delle Meraviglie che tanto danno gli ha già causato una volta. Furcas risponde semplicemente che non può fornirgli quante desidera, e tuttavia rilancia: «Mi sono state offerte infinite ricchezze, tesori al di là di ogni immaginazione, meraviglie uniche in tutto il Multiverso, gli eroi più potenti hanno accettato di servirmi per avere un briciolo della mia conoscenza... possono i tuoi "servigi" competere con la maestosità dei doni che mi sono stati offerti?». E Khondar, che non ha mai visto Ghostbusters1, piagnucola «No...».

«Troppo facile» - pensa Furcas - «Ora che l'ho fatto sentire una nullità, sarà mio per un tozzo di pane». «Sei disposto a darmi te stesso, la tua vita?» chiede poi ad alta voce. Khondar, che si è visto rifiutare la richiesta avanzata ma ormai si sente ugualmente impegnato a vendersi, cede senza remore. Furcas allora gli si avvicina e per suggellare il patto lo bacia sull'elmo; eppure Khondar sente la propria fronte bruciare. Facciamo dunque "ciao ciao" con la manina all'anima del nano, che ha appena cambiato padrone, e per il momento preferiamo non pensare alle conseguenze di avere nel gruppo il servizievole schiavo, spia, esperto di bricolage e maggiordomo di un potente diavolo.

Ceduta l'anima - tanto non la usava, come potrebbero testimoniare i poveracci massacrati poco tempo prima - Khondar si accorge che una cosa da chiedere ce l'ha per davvero: come cancellarsi dalla lista nera di Gargauth. Furcas, ora socievole e loquace come non mai, gli risponde che non deve fare altro che uccidere il Signore del Decimo; poi, visto che è un diavolo tanto ammodo, aggiunge che gli darà qualcosa di scritto sull'ascia (della quale un attimo prima aveva parlato schifato) e gli spiega persino qualcosa sulla spada che si porta in giro, quella che tanto aveva indisposto i guardiani al portale: si tratta di un pezzo di puro Caos, Caos incarnato che, come tale, divora l'anima di chi lo impugna. Khondar, che tanto non ha più di questi problemi, tralascia il dettaglio e si concentra sul fatto che quest'arma ha poteri che cambiano e crescono a seconda della persona che l'impugna. Speriamo che non dipendano dall'intelligenza dello spadaccino, sennò potrebbe giusto usarla come spiedo.

Furcas non ama quella spada, la cui sola presenza è in grado di scatenare «refoli di Caos», e suggerisce di sbarazzarsene: infatti solo chi ha una volontà possente può resistere al nefasto effetto dell'arma e utilizzare a proprio vantaggio i suoi poteri, e il Duca teme che la volontà sia messa tanto male quanto l'intelligenza, se non peggio. Infine, prima di passare al successivo postulante, Furcas si rivolge al suo nuovo servitore: «Ah, One More Thing2. La tua vita è mia. Scoprirai che sono un padrone comprensivo».

Groud si fa avanti per secondo, dopo la breve comparsata come merce di scambio. Ha bisogno di informazioni sulla mano scheletrica che ha sostituito la sua graziosa mano meccanica. Furcas, nel modo che gli è tipico, risponde: «Dovresti chiedere a un mago». Svanita la possibilità di avere una risposta (gli arcani del gruppo fischiettano indifferenti) il chierico chiede il permesso di provare le sue due trasformazioni, per sincerarsi che funzionino ancora nonostante l'arto piuttosto ossuto. «Fa' pure, certo. Ma... One More Thing: ti consiglio di non rovinare alcuno dei miei libri. I bibliotecari non la prenderebbero bene" risponde Furcas chiudendo la frase con un'occhiata eloquente verso Nixia, la quale smette di fischiettare all'istante e si reca un attimo in legatoria.

Per la cronaca, tutto funziona regolarmente, se nel "regolarmente" si include anche il fatto che lo scorpione ha una graziosa chela d'ossa.

Prima di cedere la parola ad Haris, Groud s'informa su dove sia più igienico utilizzare lo Spostamento Planare che ci permetterà di lasciare Baator senza massacrare altri elfi. Dato che non si può entrare o uscire magicamente dalla zona d'ombra, prima di usare l'incantesimo dovremo uscirne a piedi.

Hari S(Eldon) è il terzo a consultarsi con Furcas, cosa che dopotutto è l'unica ragione per cui in origine doveva venire qui. Fortuna vuole che mentre espone le proprie necessità al Duca della Retorica gli altri membri del gruppo stiano battibeccando tra di loro e non possano così sentire che, in cambio del sapere necessario a scovare il punto debole della Bestia dell'Armageddon che minaccia Silverymoon, ha portato con sé un tomo noto come Il libro di Sangue quale dono per Furcas. Data la sospettosità della pixie in particolare, che già aveva cercato di invididuare una presenza malvagia sull'halfling, la distrazione è provvidenziale. Speriamo che sia distratto anche il lich al quale il libro è stato illegalmente sottratto. L'attenzione di tutti viene tuttavia riguadagnata quando l'halfling estrae dal proprio zaino una scatola metallica e la apre verso Furcas, il quale ne estrae il Libro di Sangue.

La copertina è impiastricciata da una sostanza scura in grumi che può essere una cosa sola, ma non è questa la caratteristica peggiore: la copertina stessa pare avere delle rughe, e anche dei lineamenti... quel che si dice un bel tomo. Chiude il volume un lucchetto metallico nero e arrugginito; il taglio delle pagine è bianco immacolato, nonostante il sangue che sgocciola.

Tutti avvertiamo un capogiro quando il libro appare ma Furcas è lesto a farlo sparire nelle pieghe della propria veste, mormorando soddisfatto: «È uno scambio equo». In cambio farà avere ad Haris gli appunti scritti dal grande Balan (Signore abissale che comanda la caccia selvaggia, che ha spesso cacciato le Bestie e che per questo è l'unico ad averne scoperto le vulnerabilità), che potrà portare con sé quando lascerà la Biblioteca. «But There Is One More Thing» aggiunge Furcas («Eccallà» pensa l'halfling). «La magia che tiene bloccata la Bestia non durerà ancora a lungo». Mapporc...

Haris e Furcas si intrattengono quindi un po' sulle eventuali conseguenze del viaggio nel passato per fermare Gargauth: dopotutto, se il piano avesse successo non ci sarebbe più - in teoria - alcuna Bestia di cui preoccuparsi. Ciò però non è necessariamente vero: andare nel passato non cancella per forza il presente. Per quanto riguarda i tre momenti possibili per l'intervento, il primo è solo di due anni antecedente a oggi; il secondo è invece un arco di tempo molto lungo, dal ritorno di Sventolo sino al suono della tromba, per cui non richiede un momento preciso per l'arrivo; il terzo, infine, risale a 1.300 anni fa. Il viaggio - spiega il nostro ospite - ha un lato positivo: a differenza dell'utilizzo di un portale, porteremo con noi tutto il nostro equipaggiamento. Ma... «One More Thing: per spedirvi nel passato il demone deve divorarvi. Spero non sia un problema» accenna Furcas con fare distratto.

Ora che, a quanto pare, si è conclusa la parte delle trattative, Furcas ci ricorda che l'accordo stretto a suo tempo non è ancora completo: ci era infatti stata promessa una ricompensa. Il Duca indica un angolo dello spiazzo dove notiamo, davanti agli scaffali, cinque coppe ricolme di rubini, una per ciascuno (tranne ovviamente Haris, che al momento di stringere il patto ancora non era arrivato).

Mentre Groud si dirige a passo di carica verso il bottino, valutando a colpo d'occhio che ogni coppa d'oro vale, da sola, 1.000 monete d'oro e che conterrà gemme per 10.000 monete d'oro, Maja si ricorda che anche lei ha qualcosa da chiedere a Furcas: vorrebbe sapere che fine abbia fatto il chierico perso durante l'attraversamento del portale per Sigil. Furcas spiega che il chierico è certamente recuperabile, che forse è ancora vivo, e che a seconda di quanto siamo disposti a pagare ci può fornire informazioni utili. A quest'ultima frase Maja si volta e schizza via, borbottando qualcosa che pare «L'avremmo anche lasciato là, ma ha ancora tutto il suo equipaggiamento... se solo non ci fosse da pagare...». L'argomento non verrà mai più sollevato.

Quando ognuno ha recuperato il proprio premio, Furcas indica il tavolo, dove ora ci sono il tomo promesso a Khondar, le pergamente per Haris e il rotolo con l'incantesimo utile a evocare il Divoratore del Tempo che Groud dovrà lanciare. Il Duca è così gentile da suggerire al chierico di impararlo, prima di lanciarlo, così da poterlo riutilizzare qualora servisse.

Siamo dunque pronti per andarcene. Furcas ci informa del fatto che il medaglione di Dispater scomparirà quando avremo lasciato Dite (e Khondar diventa triste tutto d'un tratto). «Bene, allora... grazie di tutto (ehm) e - non prenderla sul personale - speriamo di non rivederci» salutiamo. «Senz'altro, non ho alcun desiderio di rivedervi, purché compiate la vostra missione. Tranne Khondar, naturalmente. Addio» ricambia l'ospite. Ci allontaniamo. «Ah, One More Thing: non prestate cieca fede in coloro che vi hanno mandato qui» è l'estrema raccomandazione che ci rivolge il Bibliotecario: una frase che suona preoccupante dato che Nixia ha appena suggerito di andare a spifferare tutto al Paradiso. Keira rassicura però il diavolo preoccupato: «Oh, io non mi fido di nessuno ma noi facciamo tutto quello che ci dice chiunque!». E per una volta, Furcas resta senza parole.

All'improvviso ci troviamo all'esterno della Biblioteca. Percorrendo la strada che ci porterà fuori dalla zona d'ombra, notiamo ora che i volti delle statue sono sempre rivolti verso di noi. Prima di tornare alla luce, Groud lancia di nuovo l'incantesimo che ci proteggerà dal caldo bruciante delle strade di Dite.

Ora abbiamo un problema. Khondar è - consapevolmente o inconsapevolemente - la spia ufficiale di Furcas. E ne sembra ben contento. Che facciamo quando dobbiamo compiere qualche azione che al Duca potrebbe non piacere?

È qui che anni di televisione vengono finalmente buoni, e prende così spontaneamente forma il piano P.E. Baracus: noi non abbiamo del latte corretto al sonnifero (e poi dubitiamo che un nano sia ghiotto di latte), ma in compenso disponiamo di una pixie drogata che gira sempre con un ago utilissimo per far addormentare il Portavoce del Male che ci accompagna, casomai dovessimo prendere un aereo. E in più d'ora in poi possiamo ufficialmente chiamare Khondar Pessimo Elemento.

A dire la verità c'è un altro problema. Dato che, come si sa, il Paradiso può attendere, pensiamo sia meglio per ora tornare al Primo Piano Materiale, ma i pareri sono discordi sul dove, tantopiù che Spostamento Planare ha il lieve effetto collaterale di sbagliare mira di alcune centinaia di chilometri. Alla fine il suggerimento di Maja ha la meglio: punteremo sul Chult, una zona selvaggia, primitiva, dove la giungla cresce rigogliosa e le zanzare sono grandi come labrador; ah, e che è un'isola piccola, ma piccola, ma così piccola che "sbagliare mira di alcune centinaia di chilometri" significa con matematica certezza fare "pluff!" nell'oceano. Ecco perché decidiamo di andare lì, ed ecco perché facciamo "pluff!" nell'oceano.

Non appena riappare, Groud va a fondo come un ferro da stiro. Ma, non avendo bisogno di respirare, la cosa non lo disturba più di tanto. Anche Khondar, coperto di metallo com'è, va a fondo. Solo che lui ha bisogno di respirare.

Mentre il nano pensa che la sua anima tornerà ben presto là dove siamo appena stati, la druida salva la giornata: si trasforma in una piovra e afferra il guerriero lanciato verso gli abissi, riportandolo alla superficie. Intanto Keira e Haris, dopo essersi ripresi dallo spavento per il tuffo, si danno al nuoto sincronizzato con notevole abilità.

Chi manca? Groud, naturalmente. Mettetelo nell'acqua e andrà a zonzo per ore. L'ultima volta s'è anche dovuto far dare una mano da degli estranei per poter tornare indietro.

Stavolta va un po' meglio. Mentre Khondar, privo di punti ferita, abbraccia stretto il suo nuovo grande salvagente - presto sostituirà la paperella nel bagnetto - e gli altri due se la spassano, la Balena Giuseppina emerge a razzo dalle acque, portando sulla schiena un Groud esaltato dalla sua nuova cavalcatura.

Prima che l'evocazione svanisca, rispedendo il chierico negli abissi, Keira ci teletrasporta a Mezro, dove Groud possiede una casa e dove ha ancora la nave volante.

Una volta giunti, il chierico di Gond provvede a Ristorare Khondar sul quale, mentre è distratto, Nixia lancia una Individuazione del male, scoprendo che il nano brilla come un faro da concerto. Ci apprestiamo infine a goderci un momento di pausa, grazie al quale guadagnamo 13.500 PX a testa, prima di ripartire.

 

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Ipse dixit

  • Furcas sta turlupinando - con grande successo - il nano. A un certo punto Tia, il giocatore di Khondar, sbotta stremato dai magheggi del master e dal ciacolare insensato dei suoi compagni: «Già non capisco di solito... Così poi è proprio difficile!»
  • Stiamo per lasciare la Biblioteca Proibita. Khondar, preoccupato di servire al meglio il proprio nuovo padrone: «Allora... Mi fai sapere tu? Ti fai vivo tu? Come faccio a sapere prima quando mi chiami?». Furcas: «Tu non devi saperlo!». Khondar (perplesso ma sempre servizievole): «No? Ah, no... OK» (io dico che Furcas si è subito pentito)
  • Furcas ci lascia un ultimo consiglio: «Non prestate fede cieca in coloro che vi hanno mandato qui». Keira: «Oh, io non mi fido di nessuno ma facciamo tutto quello che ci dice chiunque!».

 

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Note

1 «Ray, se qualcuno ti chiede se sei un Dio, tu gli devi dire "Sì"!». Ritorno

2 Dai, a me sembra ovvio che il Duca della Retorica abbia qualche legame con Steve Jobs. Solo non so chi abbia insegnato a chi. Ritorno

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