2011-03-30

La Tredicesima ora

Sessione del 16 marzo 2011 - Seconda Parte

Nella Biblioteca apparentemente deserta, il suono di una voce che ci rimbrotta appare tutt'altro che rassicurante. Ci voltiamo nella direzione da cui sembrava provenire il rimprovero, ma non c'è nessuno: un classico.

Litighiamo per un po' per stabilire se sia meglio procedere verso dove avrebbe dovuto esserci il qualcuno che ci ha intimato il silenzio oppure fuggire a gambe levate procedere impavidi nella direzione opposta, senza giungere a una conclusione. Dato che gli incontri nei luoghi misteriosi hanno delle convenzioni che sarebbe blasfemo non rispettare, durante la discussione la stessa voce di prima torna a farsi sentire, ma stavolta dall'altra parte della corsia: «Siete molto divertenti» proclama tranquilla, con appena quel filo di ironia che somiglia in maniera inquietante al click di una trappola che scatta.

Ci dirigiamo decisi verso la voce. Seguiamo il percorso segnato dagli scaffali, progredendo nel labrinto di libri finché non finiamo in un vicolo cieco. Nixia, che comincia a sentirsi presa in giro, sfoggia la propria natura di fatina dispettosa mettendo in disordine i libri: sai mai che il proprietario della voce sia affetto da un disturbo ossessivo compulsivo e l'atto di scambiare di posto volumi già disposti a casaccio per conto loro lo faccia sbroccare completamete.

La pixie prende a esaminare un libro in folio costituito da pergamene tenute insieme da dello spago, sulle quali risaltano parole vergate in inchiostro verde: sembra indecisa tra distruggere il fragile oggetto per puro spirito di provocazione o metterlo da parte con la cura del paleografo per il giorno in cui mangerà qualcosa che le farà male.

Mentre vediamo Nixia cuocere nel dubbio, la voce si fa sentire per la terza volta: «Sto aspettando che il prescelto mi chiami», c'informa. Il Nanetto Eletto non esita a sdilinquirsi: «Oh grande Furcas, mostrati al nostro umile cospetto!».

Un'ombra si proietta sullo scaffale d'angolo nella corsia da cui proveniamo e si muove verso di noi. Appare quindi una figura, alta quasi tre metri, che indossa una lunga veste; porta una lunga barba e sulla testa vi sono due ampie corna. La sua pelle è rossa, color del fuoco, e due grandi anelli di metallo sono conficcati nella carne delle spalle. I suoi occhi non hanno pupille, ma sono completamente neri. Il Duca della Retorica si accarezza la barba e ci osserva.

«Immagino che vogliate essere certi del fatto che gli estremi del nostro accordo siano rispettati» esordisce Furcas dopo un attimo. Gli assicuriamo che vogliamo fare proprio quella cosa lì che dice lui. Il nostro ospite ci guida quindi lungo i corridoi della Biblioteca, non senza averci avvertiti di non incrociare mai lo sguardo dei suoi bibliotecari, finché il nostro girovagare nell'enorme labirinto termina in uno slargo quadrato, dove si trova un tavolo sopra il quale sono posati sei piccoli vasi dorati, sigillati e pesantemente incisi di rune, da ciascuno dei quali proviene un debole lamento.

All'interno dei vasi vi sono le anime di alcune creature buone imprigionate: vi sono paladini di Helm, Ilmater, Pelor e un chierico di Lathander. La loro libertà è la parte dell'accordo che spetta a Furcas rispettare: un'anima rilasciata per ogni avventuriero giunto nella Biblioteca rispondendo al richiamo del Duca. Ciascuno di noi spezza un sigillo e apre un vaso: una luce bianca brilla per un attimo, poi scompare insieme al lamento.

Rispettato il proprio impegno, Furcas ci incalza con le domande. O lo vorrebbe. Infatti non deve fare molta fatica per metterci in difficoltà, dato che già alla prima - «Quale signore dei cieli vi ha mandato da me?» la voglia di rispondere s'è fatta piccola piccola e cerca di sgusciare, non vista, tra due volumi. Maja, prendendo la parola, nicchia come solo lei sa fare: «Ma noi già dovevamo venire da te...». Furcas, però, non si lascia intortare: sa che siamo stati convocati in Paradiso, e ora vorrebbe anche sapere da chi. «Era uno biondo...» fa la druida, vaga. Poi capitola, ammettendo di non ricordare nemmeno il nome di Domiel, e Khondar le viene in aiuto, rivolto a Furcas: «Ma diccelo te, ché noi non ce lo ricordiamo...».

L'esordio, insomma, rientra di diritto nella Top Ten delle Più Rapide Figuracce Mai Fatte. Ma può ancora peggiorare.

«Vi avranno detto, almeno, che cosa hanno intenzione di fare, no?» sonda Furcas, con un accenno di sorriso. Siamo costretti a dire che no, in realtà non lo sappiamo né ce lo siamo mai chiesto, a dirla tutta. Il Duca della Retorica ora è tutto solidale con noi: «Vi stanno usando come semplici pedine, allora» constata, e sembra sinceramente dispiaciuto. Il momento magico è spezzato da Nixia, la quale risponde a quest'ultima osservazione con la grazia di un camallo: «Vedi perché ti disprezzano tutti? Parli brutto!».

Tocca a noi fare qualche domanda. Maja, che ha così sapientemente guidato l'inizio della conversazione, è la prima: «Tutta questa confusione nel nostro mondo... perché?» chiede. Furcas risponde di averci chiamati perché è interessato alle motivazioni che ci spingono ad agire e perché è certo che abbiamo un interessa comune in quel che è successo. Anzi, a essere precisi abbiamo un nemico comune: Gargauth, attuale Signore del Decimo Livello di Baator, da lui stesso creato. Tutto ciò che accade nel nostro mondo è conseguenza delle azioni compiute da Gargauth per riottenere il proprio posto tra gli Arcidiavoli.

Khondar è il secondo a parlare, in quanto la menzione di Gargauth l'ha punto sul vivo: il suo nome è infatti segnato, non ai primi posti ma comunque a chiare lettere, sulla lista dei cattivi del potente Signore Infernale, e gli piacerebbe sapere se esista un modo per cancellarlo. Possibilmente non il modo che sceglierebbe Gargauth per poter tracciare una linea sulla parola Khondar gongolando soddisfatto «E anche questa è fatta».

«Un modo c'è» risponde Furcas, accendendo le speranze del nano e smorzandole subito dopo, quando spiega che ci sarà bisogno di concludere un'equa trattativa tra lui e Khondar prima di poterlo rivelare. Ma ora è il momento di chiarire il problema principale - l'eliminazione del nostro nemico comune - e quindi la trattativa dovrà svolgersi in seguito.

Ci concentriamo dunque sulla situazione. Nonostante il salvataggio compiuto dal gruppo, il nostro mondo è tuttora in pericolo. Gargauth, in origine, voleva farne le mura della propria fortezza, e ciò dà fastidio a Furcas e ai Signori Infernali non per la cosa in sé ma per l'uso indiscriminato e abbondante del Caos che Gargauth sta facendo, sconvolgendo peraltro la metafisica quando si è autonominato quale uno dei Signori dell'Inferno. D'altra parte, è anche possibile che qualcuno degli altri Nove sia un suo alleato.

I Signori dell'Inferno sono abbastanza sicuri di non essere in grado di fermare Gargauth, ma pensano che forse noi abbiamo una possibilità. Restiamo un momento interdetti cercando la telecamera nascosta, ma Furcas si spiega subito. Tutti gli oracoli sono concordi, tutti i saggi vedono la stessa cosa, quando guardano nel futuro: gli unici a poter fare qualcosa siamo noi. Dev'essere una candid camera molto elaborata.

A questa bella situazione occorre aggiungere un colpo di fortuna: Khondar è, per ragioni che non vogliamo stare a indagare, il prescelto di Gargauth. Esatto, dello stesso tizio che l'ha segnato sulla propria personalissima lista nera, quella riservata a coloro per i quali la morte è troppo poco. Ma non è finita: tutti quanti siamo prescelti da Ka, da noi conosciuto come Ubtao. Che è sempre meglio di un Signore Infernale pazzo che gli altri non riescono a fare fuori.

Ubtao, peraltro, da ere ormai si scontra con Furcas, ma la cosa al momento non sembra disturbare il nostro ospite, il quale invece ci spiega che, ora che abbiamo un quadro un po' più completo della situazione, ci ha convocati per sapere se davvero i nostri scopi siano comuni come sembra. Se così è, per aiutarci ci fornirà la conoscenza necessaria per le future azioni che intraprenderemo.

Mentre valutiamo l'onesta offerta del maestro degli inganni, Maja si ricorda che un tempo, nel posto attualmente occupato da un piccolo halfling, c'era un chierico, e vorrebbe sapere se sia possibile rintracciarlo o almeno sapere che fine abbia fatto. Oppure, se proprio ciò non è possibile, a chi chiedere per riavere i soldi che lui le doveva. Furcas rimanda la risposta al momento delle contrattazioni.

A questo punto tocca a Nixia, che racconta il proprio sogno. Furcas spiega che lo stesso sogno è stato fatto da tutti i Signori Infernali e che è stato mandato dalle anime dei prescelti dentro di noi. Quanto all'uomo incappucciato con il gatto, si tratta di Gargauth in persona mentre il gatto in questione è in realtà un drago abissale, luogotenente del Signore Infernale.

Il dragatto ha mostrato alcune immagini. La prima, una creatura con nove teste e nove diademi, è una Bestia dell'Armageddon. Gargauth ne ha scatenate tre sul nostro mondo: una su Silverymoon, dove si trova tuttora; una avrebbe dovuto radere al suolo Skullport ma è stata distrutta; la terza è stata inviata in un altro continente, ma è stata distrutta anch'essa.

La seconda immagine è una visione di Calimport: la città appare bruciata e sprofondata, e su di essa è disegnato un pentacolo. Gargauth - spiega Furkas - ha incaricato degli alleati di aprire le porte dell'Inferno e dell'Abisso. Adriel, la Contessa del Dolore, è colei che ha tracciato la porta dell'Inferno su Calimport. Pare invischiata anche nell'apertura della Bocca dell'Inferno su Sunnydale, ma a suo carico vi è solo la testimonianza di una banda di adolescenti dediti certamente all'uso di droghe pesanti e steroidi anabolizzanti (non si spiega altrimenti come chiunque, dico chiunque, sia in grado di ridurre a una mappina i demoni e i mostri più potenti di ogni tempo e spazio).

La porta su Calimport è stata poi richiusa grazie all'impegno degli eroi della città.

La terza immagine riguarda una pianura innevata che brucia (o io avevo bevuto prima di prendere appunti, quella sera, o il Master è strano forte NdMuffa) e sulla quale sciamano locuste nere. Furcas spiega con nonchalance che sono sciami di insetti dalla fine del mondo, e che ora il pericolo è stato distrutto.

Il fatto che i suoi obiettivi - se si esclude la persistenza di una Bestia dell'Armageddon su Silverymoon - siano stati frustrati non ha avuto ricadute positive sulla già pesantemente compromessa, anche per gli standard piuttosto bassini degli Arcidiavoli, psiche di Gargauth. Il mondo s'è salvato, lui s'è arrabbiato e noi abbiamo trovato il nostro scopo in comune con Furcas: fermare Gargauth, dal nostro punto di vista possibilmente prima che decida che tutto sommato Toril non è poi così speciale, che le mura della fortezza può farle in un altro modo e che pertanto il nostro mondo possa essere spazzato via senza pensarci due volte.

Stabilità la comunità d'intenti, Furcas ci suggerisce tre punti deboli che si sono palesati nel piano del nostro nemico, tre momenti nello svolgersi della strategia in cui le possibilità d'intervento (un intervento che non porti alla nostra morte istantanea, o per lo meno non a quella soltanto) non sono nulle.

Dopo essere stato cacciato da Baator, Gargauth non ha riconquistato il proprio posto con la forza. Il suo ritorno è legato a un sigillo posto sotto le sabbie del deserto e a tre oggetti: un medaglione, una fiala e libro. Il medaglione è la chiave che serve ad aprire il libro, il quale contiene il sapere necessario a riportare in vita l'unico in grado di dare a Gargauth il potere di distruggere i mondi e crearne di nuovi. Il nome Sventolo ci viene naturalmente alla mente.

Il primo momento favorevole è dunque quello precedente alla rottura del sigillo: impedire quest'avvenimento, e il conseguente recupero degli oggetti a opera del gruppo di demoni e diavoli inviato all'uopo, fermerebbe i piani di Gargauth. Sfortunatamente questa alternativa si rivela la più complicata, dato che il sigillo è stato rotto facendoci precipitare sopra una cometa e pare che Bruce Willis non sarà della partita.

La seconda possibilità comporta l'attacco alla fortezza infernale in cui si è rifugiato Sventolo - l'angelo caduto (precipitato per colpa di Furcas, per la precisione) che dispone del potere delle parole della creazione - immediatamente dopo la risurrezione, prima che suoni la sua tromba. Questa sarebbe la soluzione che richiede maggiormente l'uso della forza bruta, dato che attaccare una fortezza infernale, per quanto non sorvegliata, richiede più punti ferita che anima.

La terza e ultima alternativa comporta l'uccisione di un gruppo di eroi: quegli stessi eroi ingannati - a più riprese e con facilità - e usati da Gargauth per aprire la porta della fornace di Rath, chiusa a tutte le creature tranne che a dei mortali. E allo Spietatoth Mungo, naturalmente.

Questa possibilità potrebbe anche essere fattibile - dopotutto degli eroi così idioti da farsi prendere in giro per tutta la durata delle loro avventure potrebbero anche essere convinti a suicidarsi come lemming - solo che è quella che più facilmente ci porterebbe a contatto diretto con Gargauth, non ancora diventato Signore del Decimo Livello ma ugualmente pericoloso in quanto Nefradel, Druido Moribondo, Uomo col Pizzetto, Ellhimar, Dumathoin e, naturalmente, Tredici, a seconda di chi doveva ingannare (e son certo di avere dimenticato qualche altra interpretazione).

Qualunque sia la scelta che faremo, dovremo tornare nel passato. A questo scopo Furcas ci può indicare un diavolo che abitava l'Inferno prima ancora che vi arrivassero i diavoli attuali: è noto come Il Divoratore del Tempo e ha il potere di condurci con sufficiente precisione in qualunque quando desideriamo andare.

Mentre valutiamo le alternative, soddisfiamo le nostre altre curiosità. Per esempio apprendiamo che per uscire dall'Inferno non è necessario trovare un altro elfo buono da uccidere - merce peraltro incomprensibilmente rara, da queste parti - ma è sufficiente uno Spostamento Planare. Non appena Furcas ci illustra questa possibilità Maja e Nixia, le due buone del gruppo, si sentono all'improvviso poco bene e chiedono di essere scusate.

Quando torna, bianca come un cencio, la druida si informa sul drago cui aveva promesso di potare l'edera (solo una druida può stringere un patto che, comunque la si rigiri, prevede la sua attiva partecipazione al danneggiamento di vegetali): pare che il lucertolone sia lì bloccato per opera di Furcas, al quale però un'eventuale liberazione del drago non arrecherebbe, ormai, alcun disturbo.

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