2011-03-19

Lode al Nanetto Eletto!

Sessione del 9 Marzo 2011

La città di Dite è letteralmente infinita: uno potrebbe percorrerla senza arrivare mai ai suoi confini. Nel centro esatto - per quanto ciò possa suonare illogico - sorge la Torre di Dispater, che è visibile da ogni punto della città. E che ora pare guardare proprio noi.

Iniziamo a dirigerci verso la Torre, all'Ombra della quale sappiamo ergersi la Biblioteca Proibita, nostra meta. Mentre procediamo lungo la strada più ampia che abbiamo appena imboccato, passiamo vicini a diversi vicoli pieni di... cose, non meglio descrivibili. Non passa molto tempo da quando abbiamo iniziato a camminare che scopriamo l'origine dei rumori di cantiere che abbiamo udito appena arrivati: la terra inizia a tremare sotto di noi e un edificio di metallo collassa a pochissima distanza dal nostro gruppo, riempiendo di macerie la strada.

Nixia, ricordando perfettamente i consigli delle guardie - tra cui un velato suggerimento a tenere un basso profilo - schizza verso l'alto per capire quanto si estendano i detriti che ci hanno bloccato il passo: si solleva di una decina di metri, scoprendo che le macerie coprono circa 20 metri di strada e che sopra di esse già sciamano dei lemuri, cui dà ordini e urla insulti - più insulti che ordini, per la verità - un piccolo diavolo che sembra un gargoyle: il compito di queste creature sembra sia semplicemente fare a pezzi ciò che resta dell'edificio.

La nostra pixie è sempre invisibile. Meno quando dovrebbe esserlo. Così, non appena decolla tre figure nere e alate escono da un vicolo e puntano dritte verso di lei. Con un acuto «Stanno arrivando le guardie!» Nixia torna a livello del suolo in men che non si dica. I tre si appollaiano su un edificio lì vicino e ci osservano, facendoci provare le stesse interessanti sensazioni che devono percepire le formiche in un terrario.

Sconsolati cambiamo strada, non senza notare che ora la Torre non è più di forma conica, ma cilindrica, e ha perso le torrette. Il piano regolatore dell'Inferno dev'essere piuttosto flessibile. Il nuovo percorso ci porta a passare tra due giganti del fuoco che montano la guardia a una porta (e che non riteniamo igienico disturbare, per cui cerchiamo di non pestare loro i piedi, in senso figurato e letterale: tentativo che si rivela piuttosto arduo, considerando che detti piedi occupano praticamente tutta la strada). Riusciamo a non venire spiaccicati da esseri in armatura alti 8 o 9 metri e sbuchiamo in una piazza.

Tanta è la gioia di lasciarci alle spalle la strada e i suoi occupanti che i primi due - Groud e Khondar - urtano un gruppo di cinque diavoli - dei Barbazu (nessuna parentela con Barbazoo) - che sta passando proprio nella piazza. Il più grosso di loro si lascia andare a una lunga serie di insulti in Infernale verso tutti gli antenati del chierico (facendo peraltro la figura dell'idiota, perché anche un cieco vedrebbe che Groud è un Forgiato e che, pertanto, la sua schiera di antenati si riduce all'albero da cui hanno ricavato il legno e alle rocce da cui hanno ricavato il metallo di cui è fatto). Non ci pare delicato, tuttavia, fargli notare l'incongruenza, anche perché sta già pretendendo a gran voce le nostre scuse, e con un'aria nient'affatto amichevole.

Il chierico, pur dimostrando una profonda insensibilità non preoccupandosi minimamente dei sentimenti di alberi e rocce, capisce l'Infernale e coglie la brutta piega che la situazione sta prendendo; di conseguenza si profonde in scuse disgustosamente untuose, poi cerca di farsi passare per un graffito (molto brutto) schiacciandosi sulla parete dell'edificio più vicino.

Il nano, invece, pensa al massimo che l'Infernale sia una pub dove la birra è mortalmente buona. Dal tono del diavolo intuisce tuttavia che questi non sta facendo ameni commenti sul tempo, e risponde come pensa sia meglio per chiarire la situazione: insultando tutti e cinque i tizi minacciosi che abbiamo di fronte, in Comune.

Per cercare di salvare la situazione, Groud si scusa a nome del nano, incidentalmente insultandolo pesantemente, e quindi si allontana. Il nano risponde a tono, ma rivolto ai Barbazu, e sente le sue da Nixia, la quale non vuole perdere l'occasione di tirare parolacce a Khondar quando sembra che si possa farlo impunemente.

Khondar - nonostante quello che chiunque lo conosca sarebbe naturalmente portato a pensare - non sta agendo in quel modo perché diventato improvvisamente e completamente idiota: ha solo voglia di menare le mani1. In più, per non risultare il primo a picchiare qualcuno e per poter così dire «Era legittima difesa!»2, estrae una pozione e la beve, scatenando l'ovvio e tanto sospirato attacco di opportunità da parte del Barbazu più vicino.

L'obiettivo dei diavoli era di far cadere la pozione dalla mano del guerriero, il quale si dimostra invece più agile di tutti loro e sorseggia il prezioso liquido come se si trovasse al bar con gli amici (mentre tutti sanno che di amici, lì con lui, non ce n'è proprio nessuno). I diavoli non ci restano troppo male. «Dovreste tenere sotto controllo il vostro nano da compagnia» sibilano, e iniziano a pretendere delle scuse più tangibili, e da tutti quanti.

Ora la faccenda è seria: finché volevano solo fare a pezzi Khondar, avremmo anche potuto chiudere un occhio. Ma ora intendono toccarci nel portafogli! La druida prova a fingere di non capire, Keira cerca di lasciare che se la vedano con il nano soltanto ma questi, con un ultimo «Noi vorremmo passare: vi levate?» pone fine al tempo delle contrattazioni. Che comunque facevano pietà.

I Barbazu arricciano le barbe - tra le quali vediamo spuntare molti uncini e anche qualche verme (non vorrei essere il loro barbiere) - e partono all'attacco. Il bello è che, nonostante la tracotanza mostrata poc'anzi dai nemici e lo scarso entusiasmo che tutti, meno quello che l'ha causato, mostrano verso il combattimento, riusciamo ad abbattere tre avversari senza nemmeno impiegarci troppo; i due rimanenti pensano bene di darsi alla fuga.

Dopo aver staccato Groud dal muro («È finita? Se ne sono andati? Sicurisicurisicuri?» borbotta, tremante, l'armadio alto due metri e largo altrettanto che ci fa da chierico) dove stava con scarso successo impersonando un manifesto pubblicitario, provvediamo a fare ciò che sempre si fa in questi casi e che, se non si fa, pensa Nixia a ricordarlo: la spoliazione dei cadaveri. I tre indossavano un anello ciascuno, ma nient'altro di interessante a parte le alabarde che, però, sarebbero un po' scomode da portarsi in giro.

La pixie non è soddisfatta. Qualcosa dentro di lei - qualcuno la chiama "sfrenata avidità" - le dice che ci dev'essere qualcos'altro su quei diavoli: lei si porterà via qualcosa, foss'anche solo un pezzo di bar... Illuminazione! Qual è il prodotto tipico di un Barbazu morto? Ma la barba, è ovvio! Così vediamo Nixia improvvisarsi coiffeuse, piegarsi su un cadavere e armeggiare un po': gli uncini della barba la feriscono ma alla fine emerge, trionfante e coperta di vermi, tenendo in alto (cioè a non più di 70 centimetri dal suolo, forse 90 se tende il braccio) il preziosissimo cimelio, che presto sparisce tra il suo equipaggiamento senza che alcuno abbia il coraggio o lo stomaco di chiedere che cosa intenda farsene.

Completate le operazioni necronomiche solleviamo lo sguardo in cerca della Torre: notiamo così che una bellissima fanciulla ha osservato l'intera scena dalla finestra e che ora la Torre ha acquisito la forma di un icosaedro, e su una delle sue facce fa bella mostra di sé una torretta quadrata dotata di tetto piramidale.

Stiamo attraversando la piazza quando da un vicolo emerge un'enorme massa di lemuri che, come un torrente di carne, scorre verso di noi e ci travolge, trasportandoci via nella corrente. Ci balocchiamo per un po' con l'idea lasciarci portare, ma alla fine decidiamo che un fiume di carne viva e pulsante non è propriamente un bel posto dove "fare il morto" (a meno che non s'intenda l'espressione in un senso sgradevolmente letterale) e saltiamo fuori senza troppe difficoltà. I lemuri attraversano la piazza, frustati da dei gargoyle, e spariscono in una stradina.

Entriamo nel vicolo da cui è appena uscito il torrente di lemuri. Dopo cinque metri una gigantesca colonna di fiamme occupa il passaggio. Qualcuno suggerisce di attraversare il fuoco, dato che tanto siamo protetti (come buttarsi in una fornace dopo essersi spalmati di crema solare); Nixia per un momento pensa di superare l'ostacolo volando, ma il ricordo delle guardie apparse l'ultima volta che si è lanciata verso l'alto sopprime tutto l'entusiasmo della stregona.

Proviamo un nuovo vicolo: lì il panorama è più normale, almeno per gli standard dell'Inferno. Niente fiamme, ma un esercito di lemuri con giubbottino arancio catarifrangente e caschetto giallo sta rifacendo la pavimentazione. Il capocantiere si avvicina sbraitando qualcosa sul fatto che non può lavorare con tutte queste interruzioni; tappiamo la bocca al nano prima che possa dire «Tu, tua sorella, tua mamma e tutti i tuoi parenti!» e cambiamo strada ancora una volta.

Questa alternativa, anche se un po' tortuosa, pare più libera. La cosa dovrebbe preoccuparci oltremodo ma noi, fanciulloni spensierati, crediamo ingenuamente che si tratti di un buon segno. Dovremmo preoccuparci terribilmente quando passiamo accanto a un edificio diverso dagli altri perché ha delle vere e proprie finestre anziché le feritoie che paiono andare tanto di moda da queste parti, una porta fatta come una porta e persino un'insegna: insomma, sembra in tutto e per tutto un edificio del nostro mondo, una locanda. Invece andiamo avanti senza avvertire la catastrofe che si sta addensando su di noi. Iniziamo tuttavia a intuire qualcosa quando ci tocca passare sotto a un arco che sostiene un intero edificio, creando così una galleria, e ci rassegniamo al fato cinico e baro quando, mentre ci troviamo nella galleria successiva, il Master inizia a sorridere e sussurra3: «Intorno a voi il mondo inizia a tremare».

Keira e Maja - in coda al gruppo e, in quanto donne, rimaste indietro a spettegolare mentre gli altri andavano avanti - si trovano ancora all'inizio del tunnel metallico e fanno in tempo a saltare via, evitando di restare sepolte. Gli altri quattro non sono così fortunati, o così ciarlieri; in ogni caso ora si trovano seppelliti sotto uno spesso strato di lastre di metallo, contorte e appuntite. Fortunatamente sono tutti provetti incantatori e sapranno certamente come cavarsela. Beh, quasi tutti, almeno: Haris usa Porta Dimensionale e si teletrasporta in una zona sicura; Nixia diventa una melma (brutto da dire e da vedere, ma funziona) e sguscia fuori; Groud... Ecco, Groud è in difficoltà. Non ha incantesimi utilizzabili se non alcuni, ottimi, potenti, perfetti e calzanti, che però richiedono anche componenti somatiche che lui, incastrato tra le lamiere, non può utilizzare. E così, prima che arrivino i lemuri a sgranocchiarsi tutte le lastre come abbiamo già visto nell'altro crollo, con la possibilità che incidentalmente si sgranocchino anche le lastre che lo compongono, Groud riprende a bestemmiare sottovoce come quand'era rimasto bloccato nella fogna e si fa largo scavando. E ferendosi. L'idea non è così peregrina. Infatti si tratta, dopotutto, della stessa strategia adottata dal quarto membro del nostro gruppo di sepolti vivi: Khondar, che non è un incantatore ma ha punti ferita da vendere e pertanto scava e si scortica fischiettando una marcetta, finché la sua testa non spunta dalle macerie e possiamo trarlo in salvo.

Groud ci mette un po' di più ma alla fine esce anch'egli, brontolando qualcosa di inintelligibile circa quelle melme dei suoi compagni («Sì?» «No, Nixia, non credo intendesse te, stavolta») che non si sono degnati di dargli una mano, e si cura. Nixia valuta seriamente l'ipotesi di procedere in forma di melma da qui in avanti ma, conscia del fatto che le melme non si possono proprio catalogare tra i maggiori fan di Usain Bolt (per non parlare della faccia che farebbe Furkas, vedendola così), torna al proprio solito aspetto.

A questo punto sarebbe bello partire in direzione della torre ma, naturalmente, la strada è bloccata dalle macerie che ci hanno quasi uccisi; così ci rassegniamo a cambiare nuovamente vicolo dopo aver constatato che il Teletrasporto gentilmente offerto dalla Keira Airlines non riesce a portarci alla Torre, a causa di uno sciopero dei controllori di volo.

Nel vicolo prescelto per l'ennesimo tentativo si sta svolgendo una processione: una quindicina di creature, apparentemente umane, avanza esprimendo in maniera alternativa l'estasi di cui è preda: alcuni si fustigano con gatti a nove code uncinati, altri si feriscono con pugnali. L'intera emocomitiva grida cose del tipo «Lode al Sommo Dispater», di cui implorano l'attenzione.

Mentre valutiamo la situazione (c'è del metodo nella loro follia; nella nostra, no) uno di loro vede Khondar, poi fissa il medaglione che questi porta al collo e sbrocca in Infernale: «Un eletto, un prescelto dal nostro Signore! Lode a lui!». Tutti si precipitano verso il nano agitando le mani, le fruste, e i pugnali. Khondar è sempre quello che non capisce una parola di Infernale ma generalmente una piccola folla che si dirige contro di te coperta di sangue, pronunciando parole sconosciute ma dal suono inequivocabilmente orribile e agitando delle armi ha il potere di trasformare chiunque in uno studente molto sveglio. «Qualcuno parla la mia lingua?» è la prima frase che riesce a farsi largo tra la barba, dimostrando così che la lezione di Marcus Brody è stata perfettamente assimilata.

Groud e Keira, che conoscono la lingua, cercano di approfittare della situazione non per giocare un brutto scherzo al nano - anche se ne avrebbero certamente l'intenzione - ma per farsi dire come raggiungere la nostra meta; spiegano dunque in Infernale che l'eletto vuole andare alla torre, ma la folla ignora entrambi, prorompendo in un entusiastico «Lode al Nanetto Eletto!»4. Allora Keira prova a tradurre quanto Khondar ha appena detto, ma non ottiene alcun risultato.

I quindici psicopatici, intanto, continuano a pregare il nano di unirsi a loro e di aiutarli a raggiungere Dispater. Keira traduce la richiesta; Khondar ci pensa su un po' (qualcosa come due o tre secondi: per un nano guerriero è quasi un'eternità) e accetta, pensando che possano condurlo alla Torre. Si allontana quindi dagli altri componenti del suo gruppo insieme a una folla di sconosciuti che provano piacere a farsi del male, senza peraltro capire nulla di quanto stanno dicendo.

Nixia, non si sa se mossa a pietà o semplicemente dalla curiosità, si rivolge al nano offrendosi di diventare invisibile, volargli al fianco e di tradurgli al volo le parole del gruppo di maniaci che lo hanno appena eletto loro guida (e da questo si capisce quanto siano pazzi), permettendogli così di comunicare. Sarà la sua medium, tendente a small: un po' come la Signora Torta 5.

Mentre la folle comitiva avanza, uno degli invasati si avvicina al nano e gli porge il pugnale, indicando il proprio petto. Khondar afferra l'arma, con la lama rivolta verso lo strano tipo che gli si è accostato, e non fa in tempo a chiedergli a chi deve destinare l'autografo che sicuramente quello vuole farsi incidere sulla pelle che l'uomo si getta sul pugnale, morendo apparentemente soddisfatto mentre tutti gli altri prorompono in grida di esaltazione.

Il morto crolla a terra in una pozza sanguinolenta; gli altri lo calpestano e ora fanno a gara per avere lo stesso onore. Uno, temerario, implora in ginocchio Khondar, che sta inesplicabilmente sorridendo con una strana luce negli occhi. Il nano si prepara a trafiggere l'orante ma gli sguardi di orrore dei suoi compagni, per quanto distanti alcuni metri, lo fanno desistere. L'uomo, che si aspettava di morire di lì a breve, è disperato e scoppia in lacrime, porge il proprio pugnale e implora. Khondar borbotta un «Poverino, se proprio ci tiene...» e si limita a tenere ferma l'arma affettando (anche) indifferenza mentre l'altro si squarcia la gola da sé.

Khondar ha la spalla bagnata. Come se qualcosa - o qualcuno - di non visibile che vola sopra di lui stia vomitando per il disgusto. Intanto però i suoi nuovi seguaci, peraltro in rapida diminuzione, sono preda dell'euforia. Il nano è combattuto: da un lato teme che non gli ricapiterà più di far fuori tanta gente tanto facilmente e, apparentemente, salvando le apparenze (vedi ancora la nota 2); dall'altro, se li uccide tutti, non potranno indicargli la strada per la Torre che dopotutto non sembrano essere così ansiosi di raggiungere personalmente.

«Uccidici!» gridano «Permettici di raggiungere il Sommo Dispater, o Nanetto Eletto!». «Ma io voglio andare alla Torre» è la debole protesta. «Noi ti indicheremo la strada» «Allora andiamo» «Noi non vogliamo andare alla Torre, ma ti possiamo dire come arrivarci» «Allora io no Torre?» chiede il nano, confuso. «Tu Torre. Noi no. Noi Torre? No. Tu Torre. Non noi» spiegano i flagellanti, ora un po' dubbiosi circa l'abilità di Dispater nell'individuare i propri Prescelti.

«Allora OK» fa Khondar, e ne uccide un altro. Maja lancia un grido d'orrore e si prepara a fermare il nano impazzito con qualsiasi mezzo.

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Ipse dixit:

  • I Barbazu hanno chiaramente intenzione di pestare a sangue Khondar, che li ha insultati. Keira parla chiaro per farsi capire dagli altri: «Noi picchia nano con loro: ci conviene»

  • Tre diavoli sono morti, gli altri due sono in fuga. Restano sul terreno le loro armi: tre alabarde. Khondar: «E le alabarde, come sono?» DM: «Eh... sono tre alabarde!».

     

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    1 Qualcuno sostiene, non a torto, che "essere diventato completamente idiota" e "aver voglia di menare le mani" significhino in buona sostanza la stessa cosa, quando ci si trova di fronte a dei diavoli. Ritorna.

    2 Secondo la contorta logica dei nani. Ritorna. Ritorna (2)

    3 I Master sanno bene che i giocatori non si spaventano di fronte a un grido, che prelude a un mostro da abbattere, ma di fronte a un sussurro, che prelude a morte certa per mano di cataclismi assortiti. Ritorna.

    4 Ogni riferimento a eventuali personaggi politici cui il titolo assunto da Khondar potrebbe far pensare è puramente casuale (per davvero: incredibile) Ritorna.

    5«Non mi sentivo così da quando la signora Torta era nel mio gregge». «Signora torta? Cos'è una signora torta?» «Voi avete delle... Cose Spaventose da Dimensioni Oscure e roba simile, giusto? Rischi tremendi della vostra empia professione, no?» disse il Capo Sacerdote. «Sì» «Noi abbiamo la signora Torta». Lo sguardo di Ridcully si fece interrogativo. «Non chiedere» disse il prete, rabbrividendo. «Spera solo di non doverlo scoprire mai». da Terry Pratchett, Il tristo mietitore Ritorna.

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